Papaccella Napoletana Agrodolce

Papaccella Napoletana Agrodolce

15,00

INGREDIENTI: PAPACELLA NAPOLETANA, OLIO EXTRA VERGINE DI OLIVA, ZUCCHERO,PEPERONCINO, AGLIO, SALE E ACETO*
*Può contenere solfiti

CONFEZIONE: 600g (peso sgocciolato 400g)

 

Descrizione

PAPACCELLA NAPOLETANA AGRODOLCE

La storia

La papaccella napoletana è un peperone, dalle bacche piccole, un poco schiacciate e costolute (ecco perché si dice riccia), molto carnosa e saporitissima.
È ideale per le conserve tradizionali sottaceto oppure sottolio.
Ad oggi, i mercarti  sono invasi infatti da peperoni ibridi, pressoché  identici morfologicamente alle papaccelle di un tempo.
In realtà riconoscerle non è difficile: le papaccelle veraci sono piccole, raggiungono al massimo gli 8, 10 centimetri di diametro.
La semina può essere effettuata dalla seconda metà di marzo alla prima decade di luglio, mentre la raccolta, eseguita a mano, avviene dalla seconda metà di giugno ai primi di novembre.

Caratteristiche

Le bacche hanno colori decisi che variano dal verde intenso al giallo sole (i frutti gialli sono generalmente più grandi) o dal verde al rosso vinato.
La dolcezza della polpa è l’elemento peculiare che distingue la papaccella da altre varietà di aspetto simile ma dal gusto decisamente piccante.
Il profumo è particolarmente intenso, con note fresche ed erbacee.
La papaccelle possono essere consumate fresche, arrostite, saltate in padella, oppure al forno, farcite con il classico ripieno di tonno o alici salate, olive, mollica di pane, uvetta, pinoli, pomodorini del piennolo e capperi.
Le bacche conservate sotto aceto di vino rosso rappresentano invece l’ingrediente principe dell’insalata di rinforzo, tipico piatto delle feste natalizie partenopee.

Stagionalità

Il periodo di raccolta della papaccella va da luglio fino alla fine di ottobre.

Il presidio

Gli orti in cui si coltivava un tempo la papaccella (le parule) si trovavano in particolare nelle vicinanze di Brusciano, dove molti abitanti hanno come cognome “Papaccio”.
Le coltivazioni erano localizzate nei pressi di masserie destinate alla produzione dell’aceto necessario per la conservazione.
L’ aceto si ricavava solitamente dal cosiddetto vino piccirillo, un vino rosso ottenuto da viti coltivate ad alberata.
Il ciutunaro, colui che produceva le conserve, immergeva nell’ aceto i peperoni e altri prodotti dell’orto all’interno dei rancelloni.
Essi corrispondevano a botti in legno che potevano contenere fino a 150 chili di papaccelle intere, mai a filetti.
La Regione Campania ha recuperato il germoplasma e in un campo sperimentale ha riprodotto i semi originari che sono messi ogni anno a dimora dai produttori del Presidio.
È stato stilato un severo disciplinare che garantisce una produzione di qualità elevata, con reali caratteri di ecosostenibilità ed ecocompatibilità.

Area di produzione

Agro acerrano-nolano (province di Napoli e Caserta).

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